L'importanza di identificare gli spazi urbani
Il Fronte del Porto di Trapani traccia i caratteri e le note distintive delle architetture urbane della via Ammiraglio Staiti, attraverso le testimonianze architettoniche degli edifici che si manifestano eterogenee nelle epoche di costruzione, nei linguaggi, nelle proporzioni e nelle tinte policrome.
Un fronte verso il mare che con il tempo ha visto la sostituzione delle antiche mura di cinta con edifici istituzionali, edifici per abitazioni e manufatti ad uso commerciale. Delle vecchie mura è rimasta solamente la toponomastica di alcune vie, che penetrano nella cortina edificata e che rimandano all'antica lettura della originaria fortificazione. L'analisi cronologica del cosiddetto "waterfront" ci fa comprendere l'epoca del tessuto edilizio più remoto che si affaccia verso il mare risalente agli inizi del '900, come testimonia l'architettura dell'edificio della Dogana, o la facciata posteriore del palchetto della Casina delle Palme (lo Chalet Fiorino) di palese stile liberty.
Procedendo da sinistra verso destra, ci imbattiamo nelle facciate di un'edilizia di periodo postbellico, successiva ai bombardamenti del secondo conflitto mondiale, che rasero al suolo gran parte del centro storico di Trapani. Lo testimoniano gli edifici alti 8/9 piani costruiti con l'uso del calcestruzzo armato ed altri edifici di altezza minore ma che hanno decisamente perso di qualità architettonica rispetto ad altri, precedentemente realizzati.
Lungo il fronte del porto si legge un timido tentativo di concepire delle facciate dotate di porticati che oltre a mancare di interconnessione lineare, mettono ancor più in risalto la disomogeneità dei linguaggi architettonici e delle epoche di costruzione degli stessi. La destinazione d'uso dei locali porticati (spesso ridotti a banalissimi posti auto) penalizza ulteriormente l'intenzione progettuale, vanificandola e rendendo i portici dei veri e propri spazi morti. Tra questi, due edifici di modeste dimensioni (tra i più recenti) denunciano chiaramente l'assenza di un adeguato strumento di panificazione, deputato a fornire i giusti indirizzi rivolti alla riqualificazione del fronte verso il mare e la ricucitura dei vuoti urbani.
Ad un tratto della cortina, si erige un edificio che può leggersi attraverso una grammatica linguistica che prevede il basamento, una parte centrale ed il coronamento. Occupa in primo luogo un intero blocco isolato, si erige su un vero e proprio attacco a terra con il basamento rivestito in marmo che ingloba attività commerciali ed ammezzati ad uso ufficio, si innalza con una parte centrale destinata alla residenzialità, contraddistinta da una misurata policromia e dall'alternanza dei pieni e dei vuoti ed infine, si conclude con il cappello di una pensilina di coronamento.
Altro segno dell'assenza di una pianificazione o peggio ancora di coordinamento tra i vari strumenti di pianificazione del territorio, denota la collocazione del nuovo terminal Aliscafi, nato sul sedime prospiciente i moli di attracco. La posizione in cui si colloca mutila il basamento di un importante edificio in stile liberty e la vista degli archi di un elegante edificio porticato. La nobile intenzione dei progettisti del più recente edificio del porto, di garantire la visuale dalla strada verso il mare, attraverso i vuoti e le vetrate del nuovo edificio, viene purtroppo tradita dalla vista opposta (per chi arriva in città dal mare) che mutila i piedi a due significativi edifici, visivamente troncati dai locali della biglietteria e di un vano tecnico rivestito in legno.
E' la parte terminale infine (procedendo verso destra) che preserva la parziale lettura originaria della città antica, facendo emergere l'architettura del Bastione dell'Impossibile, come ultimo baluardo della cinta muraria ormai scomparsa. Nel 2005, la demolizione delle superfetazioni che si erano ad esso sovrapposte, ha permesso di riportare alla luce un vero e proprio monumento che comunica chiaramente la natura di una città, all'origine fortificata, una città di mare con un porto che ha perso la sua natura commerciale nel tentativo di trasformarsi faticosamente in un porto turistico e che oggi si apre verso il mare con l'aspetto che tutti conosciamo.
I segni sul fronte a mare della città si sovrappongono con superfetazioni, deterioramenti, cicatrici o squarci, che nel bene e nel male ne rappresentano l'attuale immagine.
Il tentativo di fare dialogare la fotografia con l'architettura fa affiorare un'analisi dello skyline urbano paragonabile al ritratto di un volto segnato da qualche ruga e dai capelli bianchi, ma reso gradevole da una certa armonia che il tempo ha provveduto a ristabilire, aiutato magari da qualche accessorio sparso qua e la, che all'occorrenza può sempre essere sostituito.
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